Fattori Principali
Parte 2 (continua da….)
Un’autostima sana è considerata importante nei bambini, perché è in età infantile che si gettano le basi delle percezioni che si avranno di sé nel corso della vita.
In psicologia dell’età evolutiva un’autostima positiva è considerata il fattore centrale di un buon adattamento socio-emozionale. I fattori principali che generano il suo potenziamento o che possono essere il suo peggior demolitore sono l’ambito familiare, l’ambito scolastico, l’ambito sociale/interpersonale e l’immagine corporea.
Prima però proviamo a “ridefinire” il concetto di Autostima.
L’autostima è il rapporto tra come siamo e come
vorremmo essere.
Sostanzialmente è il risultato di una valutazione su noi stessi, che facciamo sulla base di criteri costruiti sui confronti delle nostre caratteristiche con quelle degli altri o, in alternativa, sulla nostra efficacia rispetto alla risoluzione di difficolta’ o problemi.
Una sana Autostima porta all’indipendenza, alla flessibilità, alla capacità di gestire i cambiamenti e al desiderio di ammettere e correggere gli errori. Porta alla razionalità, al realismo e alla cooperazione. Porta alla capacità di gestire le frustrazioni.
Una malsana autostima porta a comportamenti sulla difensiva o troppo condiscendenti o di controllo, alla paura di ciò che è nuovo o diverso, all’irrazionalità, alla rigidità, alla paura e all’ostilità verso gli altri. Porta alla incapacità di gestire le frustrazioni.
In generale la propria Autostima non è innata ma ha origine da un processo percettivo che si sviluppa nell’osservare i genitori prima di tutto, attraverso l’imitazione dei loro comportamenti e ponendoli al centro del proprio interesse. Il bambino vive e sente come proprio sia l’orgoglio che la delusione che i genitori vivono nei suoi confronti e attraverso questi atteggiamenti costruiscono l’immagine di sé. Anche il funzionamento scolastico rappresenta uno dei fattori piu’ importanti in grado di condizionare l’Autostima. Performances scolastiche e Autostima si trovano in un rapporto dinamico, interagente.

Nel momento in cui i bambini hanno sviluppato una serie di idee su come sono, cominciano a comportarsi con maggiore frequenza in modo corrispondente al proprio concetto di sé, provocando negli altri, ambito sociale e interpersonale, delle risposte tali da avvalorare ulteriormente l’immagine che si sono creati di sé stessi, rinforzandola.
Questo è quello che viene definito “effetto pigmalione” o anche “profezia che si autoavvera” (effetto Rosenthal). Si tratta di una forma di suggestione psicologica per cui le persone tendono a conformarsi all’immagine che altri individui hanno di loro, sia essa positiva che negativa. Robert Rosenthal, psicologo tedesco che per primo parlò del fenomeno, condusse un esperimento per avvalorare la sua teoria. Lui e la sua equipe sottoposero alcuni bambini di una scuola elementare a un test di intelligenza. Dopo il test, in modo casuale, vennero selezionati alcuni bambini ai cui insegnanti fu fatto credere che avessero un’intelligenza sopra la media. La suggestione fu tale che, quando l’anno successivo Rosenthal tornò alla scuola elementare, riscontrò che il rendimento di quei bambini era molto migliorato e questo perché’ gli insegnanti li avevano influenzati positivamente con il loro atteggiamento, inconsapevoli del fatto che fosse tutto legato alla suggestione. In questo modo il giudizio degli altri diventa una profezia che si auto-avvera, riguardo al concetto di sé del bambino e al suo comportamento. Anche l’immagine corporea che il bambino ha di sé puo’ incidere sullo sviluppo della sua Autostima.
Una instabilità motoria, ad esempio può essere un sintomo di diversi disturbi e può avere un impatto significativo sull’autostima. Difficoltà motorie, come quelle associate a disturbi della coordinazione, possono portare a problemi nelle relazioni sociali e nelle attività di gruppo, influenzando negativamente il senso di sé. L’instabilità psicomotoria, con i suoi sintomi come iperattività, impulsività e difficoltà di attenzione, può contribuire alla scarsa tolleranza alla frustrazione, all’instabilità dell’umore e alla scarsa autostima.
Nel caso di bambini con Disturbo Specifico dell’Apprendimento, la sofferenza psicologica che lo stesso bambino può provare viene spesso aggravata dalle diagnosi tardive del disturbo che portano insegnanti, genitori e coetanei a definire i bambini con DSA come svogliati e pigri, incrementando così alcuni vissuti emotivi quali sfiducia, senso di inadeguatezza, inferiorità, scarsa motivazione, minore responsabilità rispetto al proprio apprendimento, tendenza ad abbandonare il compito alle prime difficolta’.
Tali esperienze emotive rischiano di causare conseguenze persistenti e negative sul futuro personale e professionale dei bambini.
Il disagio può esprimersi sottoforma di diverse sfumature, le quali andrebbero valutate con attenzione per sostenere il bambino in un percorso scolastico e di vita soddisfacente. Il bambino può manifestare ad esempio un comportamento ritirato, in tal caso tende a “nascondersi” e ad isolarsi dal resto del gruppo classe; una tendenza ad evitare il confronto, rifiutando di svolgere i compiti; una certa inibizione che si esprime con la tendenza a parlare poco; manifestazioni di rabbia; comportamenti disturbanti; comportamenti oppositivi, nei confronti di insegnanti e genitori che gli propongono i compiti scolastici; ansia; intensa tristezza.
La scuola assume un ruolo cruciale nel segnalare precocemente ai genitori difficoltà accademiche che potranno o meno essere DSA. Una diagnosi tempestiva, a opera di figure professionali specializzate, è fondamentale per intervenire precocemente sulle difficoltà di apprendimento e per aumentare l’autostima di bambini e ragazzi con DSA.
Ma come possiamo intervenire per stimolare un sano sviluppo dell’Autostima?



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